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"Per me recuperare le tradizioni significa fare bene le cose semplici"

Noemi

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IL CARNEVALE - PARTE TERZA

Tra poco festeggeremo il Carnevale, la festa più giocosa, colorata e chiassosa di tutte. La principale caratteristica che accomuna il Carnevale in tutto il mondo è il mascheramento. Tale pratica nasce sia dalla necessità di annullare le divisioni sociali durante i festeggiamenti, sia dal bisogno umano di cambiare e trasgredire, anche se solo per pochi giorni, diventando forse chi vorremmo essere in realtà... Forse, ma non è detto; a volte è solo per ridere.

 

 

Bisogna subito sottolineare che ai giorni nostri le maschere carnevalesche sono molteplici e non vi è limite alla fantasia: tutto può trasformarsi in travestimento, oggetti, personaggi e cartoni animati, animali, supereroi e chi più ne ha, più ne metta. 

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Ma le maschere tradizionali, quelle nate con la commedia dell'arte, sono ancora oggi utilizzate.

A Milano ci sono Meneghino e Cecca, sua moglie. Lui sempre pronto a rispondere alle domande senza pensare alle baggianate che dice. Lei, Cecca di Berlinghitt, commerciante di nastri ed decori (berlinghitt in milanese sono i fronzoli, decori).

 

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 A Torino Gianduia, galantuomo allegro e coraggioso, amante del buon vino e della buona tavola. Giacometta, la sua compagna semplice ed intelligente.

 

gianduja

 A Padova Menego, contadino ingenuo ed ignorante.

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A Bergamo Arlecchino, servo apparentemente sciocco e Gioppino, contadino scontento alla ricerca di lavori più appaganti. Poi c'è Brighella, insolente ed astuto e Scapino, servitore imbroglione e vigliacco (il nome originale era "scappino"), raffigurato a volte come musicista inseparabile dalla sua chitarra.

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A Venezia Pantalone, avaro e brontolone. Colombina, servetta furba di Rosaura, la sua giovane padrona.

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A Bologna Dottor Balanzone, chiaccherone sempre pronto ad elargire consigli menzionando proverbi e citazioni latine.

balanzone

A Firenze Stenterello, saggio, chiaccherone ed impulsivo; sempre dalla parte dei più deboli, pauroso nel momento dell'azione.

stenterello

A Viareggio Burlamacco, simbolo del carnevale dal 1988. E' nato nel 1930 grazie alla fantasia di Uberto Bonetti, pittore futurista. E' ispirato a diverse altre maschere italiane: il vestito di Arlecchino, il cappello di Rugantino, il colletto antico alla Capitan Fracassa ed il mantello di Balanzone. Pare che il nome derivi dal canale che attraversa Viareggio, la "burlamacca". E' un'ipotesi verosimile poichè il nome della sua compagna, Ondina, è legato appunto al movimento dell'acqua del canale.

burlamaccoburlamacco-e-ondina

A Napoli Pulcinella, buffo e goffo. Il suo nome deriva da pulce; impersonizza il classico chiaccherone sfaticato che ama solo mangiare e bere. C'è poi Scaramuccia, pigro, buffone e spaccone, ma poi prende sempre le botte per gli scherzi che fa.

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A Roma Rugantino e Meo Patacca, bulli di Trastevere. Il primo arrogante e brontolone (come ricorda il nome), ma anche buono ed amabile. Il secondo, inseparabile dalla sua fionda, attaccabrighe ed insolente; non si tira però indietro all'occasione dimostrandosi coraggioso.

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In Liguria Capitan Spaventa, spadaccino che preferisce l'uso delle parole per ferire i suoi nemici.

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In Sicilia Peppe Nappa, servo spensierato e combinaguai che ama cantare e ballare. Lavora per i ricchi ai quali ruba cibo e vino ma viene sempre scoperto.

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Poi c'è Tartaglia, molto popolare a Napoli ma conosciuto in tutt'Italia. E' un dottore goffo e corpulento, con occhialoni buffi per la sua grave miopia e che balbetta quando parla. Alcume credenze popolari sostengono che si tratti di Menego (maschera padovana), travestito da dottore.

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Le maschere del Carnevale di Venezia sonop tra le più belle e particolari: create da maestri artigiani, anticamente erano anch'esse quelle della "commedia dell'arte".

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Le più conosciute sono la "baùta", maschera bianca sul viso, mantello e cappello tricorno neri. Il "medico della peste", quella con il naso a becco di cicogna. La "moretta, per le donne: cela il viso con una piccola maschera di velluto scuro che anticamente era detta muta in quanto veniva sorretta tenendo in bocca un bottone.

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Per ultime, anche per la gioia degli occhi, le maschere del Carnevale di Rio, se così si possono definire considerando l'abbigliamento delle ballerine di samba. Spettacolari, un'esplosione di colori!

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 Noemi - By C&M  

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